São Mateus, 18 luglio 2025
- Chiara Speziale
- 22 lug
- Tempo di lettura: 3 min
"If I can stop one Heart from breaking
I shall not live in vain
If I can ease one Life the Aching
Or cool one Pain
Or help one fainting Robin
Unto his Nest again
I shall not live in Vain"
["Se io potrò impedire a un cuore di spezzarsi
non avrò vissuto invano
Se allevierò il dolore di una vita
o guarirò una pena
o aiuterò un pettirosso caduto
a rientrare nel nido
non avrò vissuto invano"]

Sono questo versi di Emily Dickinson che ci sono venuti in mente l'altra sera incontrando i giovani borsisti. Le loro testimonianze sono sempre intense, coinvolgenti e commoventi. Quelle di chi sta studiando, di chi ha appena iniziato e, più ancora, di chi ha concluso e viene ad offrire un aiuto ai più giovani, conoscendo bene le difficoltà e le crisi di sconforto che - inevitabilmente - attraversano.
Raccontano le loro storie con semplicità; non per vantarsi, ma solo per incoraggiare. Del resto, vivono tutti le medesime situazioni.
Tatiana, ora bravissima e brillante avvocata impegnata nell'Ufficio della Defensoria Pública - che offre gratuitamente tutela giuridica ed orienta all'esercizio dei diritti - ha raccontato dei pianti, del senso di inadeguatezza e della fortissima tentazione di desistere quando si è trovata, giovane nera di favela proveniente dalla scuola pubblica, ad affrontare senza la preparazione richiesta - fornita solo dalle costose scuole private - uno dei corsi più impegnativi. Lì, messa alla prova, ha forgiato il proprio carattere e si è imposta di non arrendersi, nonostante dovesse anche lavorare per mantenersi.
Jessica, laureata da alcuni mesi, lavorava come guardia penitenziaria in un istituto a 100 chilometri da São Mateus. Usciva di casa alle 5 del mattino per prendere l'ônibus. Raggiungeva poi il penitenziario - piuttosto lontano - in bicicletta, lavorando dalle 8 alle 17. Quindi tornava - bicicletta e ônibus - per recarsi direttamente in facoltà, dove seguiva i corsi serali, arrivando a casa solo alle 11. Ha sostenuto tutti gli esami con ottimi voti nei tempi regolari ed ora sta studiando per il concorso di psicologa in carcere, dove intende tornare a lavorare. Ci ha molto colpito: sicuramente porterà competenza e calore umano in un ambiente in cui vi è un estremo bisogno.
Sono 20 quelli che attualmente frequentano. Tre stanno per concludere e dovrebbero laurearsi entro la fine dell'anno. Tra loro la "nostra" Anaina, che abbiamo aiutata ad uscire da una difficilissima e squallidissima situazione di molestie familiari nel periodo del covid.
La consideriamo una figlia - del resto non è l'unica. Si è sposata sei mesi fa con un bravo ragazzo - è venuto a conoscerci - dalla cui famiglia è stata accolta con affetto. Era ciò di cui aveva bisogno: ha acquistato sicurezza e trovato un lavoro che le consente di mantenersi e di avere il tempo per studiare. La metafora del pettirosso rientrato nel nido le si adatta perfettamente.
A fine incontro, dopo i molti abbracci e le lacrime di commozione, accompagnamo a casa Eloiza, ragazza del Porto crescita in Reconstruir che frequenta il primo anno di diritto.
Attraversando in auto quei quartieri poverissimi, sentiamo alcune persone pronunciare il nostro nome. L'autista commenta: "Vi riconoscono". È il segno che quanto è stato fatto - con il prezioso e convinto sostegno di tante persone - davvero non è stato invano.

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