São Mateus, 14 luglio 2025
- Chiara Speziale
- 15 lug
- Tempo di lettura: 5 min

Alle quattro del pomeriggio del 5 novembre 2015, nella storica città di Mariana, la diga di contenimento edificata con i materiali di scarto della miniera di ferro a cielo aperto della Samarco - compagnia controllata dalla Vale, principale potenza mondiale nell'estrazione di ferro e nichel - cedette, seppellendo il sottostante insediamento e provocando 19 morti.
L'enorme quantità di fango misto a detriti minerali e vari residui tossici - stimata tra i 40 ed i 60 milioni di metri cubi - si riversò nel Rio Doce avvelenandone le acque che alimentano un importantissimo bacino fluviale. Fu il maggior disastro ambientale del Brasile. L'inquinamento discese i 663 chilometri fino alla foce, risalì l'Oceano per un centinaio di chilometri lungo la costa fino ad attingere il Kirí-Keré, fiume che attraversa São Mateus. Abbiamo personalmente osservato e subito gli effetti assolutamente devastanti dell'inquinamento. Lo spettacolo desolato e desolante della totale distruzione del bellissimo ambiente di mangrovie ricco di varietà vegetali ed animali che costeggia le rive del fiume; le centinaia di pesci morti, trascinati a pancia in su dalla corrente; la rovina dei pescatori sul fiume e lungo la costa; il cibo avvelenato; l'acqua dell'acquedotto - prevalentemente presa dal fiume - non solo imbevibile nonostante i trattamenti di depurazione, ma causa di numerose patologie in quanto assorbita mediante contatto con la pelle. Addirittura - a causa dei metalli pesanti e degli acidi - si rompevano le lavatrici. Questo durò, visibilmente, per anni; ma è dubbio che sia stato completamente superato. Non ci sono molti controlli sulla qualità dell'acqua, dei pesci e dei numerosissimi molluschi e crostacei, né del terreno e della vegetazione, ricca di frutti e piante eduli che crescono lungo le rive.

La Vale possiede, in giro per il Brasile, un centinaio di dighe di questo tipo, che chiudono altrettanti bacini. Queste strutture, pur essendo estremamente pericolose, sono considerate essenziali in relazione alle tecniche di lavorazione impiegate e consentono di accumulare detriti e residui velenosi minimizzando i costi.
Così, dopo soli quattro anni, il 25 gennaio del 2019, la tragedia si ripetè, a non molti chilometri di distanza, nella località di Brumadinho - letteralmente: "Brumoso". Questa volta fu una stage: 272 vittime, prevalentemente dipendenti della Vale che stavano pranzando nella mensa, ma anche i proprietari e gli ospiti di una pensione che sorgeva lì presso. Un'intera famiglia fra cui una giovane donna, incinta come una dipendente della società: due bambini che non sono neppure riusciti a nascere.
Ma la Vale è una assoluta potenza; molto più importante dello stato brasiliano, dei suoi cittadini e delle sue leggi. "A Vale é uma joia" - la Vale è un gioiello - pertanto deve essere protetta e custodita come cosa preziosa e non è neppure il caso di prendere in considerazione l'idea di un processo e di una eventuale condanna. Così ebbe a dichiarare l'allora presidente della Compagnia, Fábio Schvartsman, nel suo intervento alla Camera dei deputati subito dopo il disastro. E di fatto la Vale - autentica superpotenza mondiale che opera in cinque continenti in cui possiede miniere, ferrovie, porti; controlla numerose società che operano in diversi settori con differenti nomi - pur essendo stata giudicata responsabile "di negligenza" e costretta a corrispondere un cospicuo - ma per lei non rilevante - indennizzo, non ha subito - in quanto "gioiello brasiliano" - nessuna condanna penale.
Non è difficile, girando per il Brasile, imbattersi in qualche porzione della sua gigantesca potenza: dalle miniere di ferro e di rame - tra le maggiori del mondo nella regione di Carajás nel Pará - collegate al porto di São Luís nel Maranhão con una ferrovia lunga novecento chilometri - ora in fase di raddoppio - sulla quale circolano ogni giorno 40 treni - 20 in un senso e 20 nell'altro - ognuno composto da 330 vagoni per complessivi 3.500 di lunghezza: occorrono tre locomotori. Il passaggio di ogni convoglio richiede 15 minuti. La ferrovia taglia il territorio di numerose comunità tradizionali, indigene e quilombolas - discendenti di schiavi. Il continuo passaggio dei treni che trasportano prevalentemente minerale di ferro senza alcuna copertura è fonte di un pesantissimo inquinamento ambientale ed acustico.
L'area - che appartiene alla regione preamazzonica - è completamente devastata nella vegetazione e nella fauna. Gli animali selvatici sono scomparsi, le acque avvelenate, la foresta distrutta, i contadini costretti ad andarsene. Ma la Vale "è un gioiello": Stato e gruppi dominanti lo proteggono.

Abbiamo visto, lungo la costa di São Luís, file interminabili di enormi navi mercantili in attesa della marea propizia - qui la differenza tra alta e bassa è un'onda di parecchi metri - per accedere al porto ed effettuare il carico che viene poi esportato in Asia, Nord America, Europa, Australia.
Ciò alimenta una importante fonte di valuta che sostiene il Pil del Brasile: la Vale è un gioiello finanziario, pagato con una pesantissima devastazione ambientale ed umana. E con rilevantissimi costi sociali non solo nella fase di sfruttamento, ma - paradossalmente - anche in quella di indennizzo.
Proprio in questi giorni viene distribuito "o dinheiro da lama": i soldi del fango. Molte delle famiglie interessate sono quelle dei "nostri" ragazzi del Centro Reconstruir a Vida. Famiglie poverissime, che vivono nelle favelas lungo il fiume. Ricevono, senza alcun criterio in maniera pesantemente clientelare - tra poco più di un anno ci saranno elezioni politiche di grandissimo rilievo a dall'esito pericolosamente incerto -, somme cui non sono abituate, e di cui faticano a capire l'effettivo valore; senza che nessuno si preoccupi di orientarle a farne un uso sensato e proficuo. Ritengono d'essere improvvisamente diventati ricchi; rinunciano ai loro lavori precari ed informali e non ne cercano altri.

Comprano una macchina, ingombrante ed inadatta alle strette e sconnesse stradine della favela, che non sanno condurre e con la quale provocano incidenti che devono indennizzare - nessuno ha un'assicurazione che del resto non è obbligatoria. Così si trovano in una condizione ancora peggiore, sempre più impoveriti, emarginati, disprezzati e colpevolizzati. In balia dei gruppi criminali che nelle favelas hanno dominio crescente ed incontrastato.
Ed intanto la Vale - gioiello brasiliano - continua a prosperare, devastare e sfruttare l'ambiente naturale ed umano. Siamo stati a Brumadinho. La miniera c'è ancora, pienamente attiva. Sgombrato il fango avvelenato che ha travolto 272 persone, si continua ad estrarre il ferro - prezioso per l'esportazione. Per poter procedere ancora più indisturbata, la Compagnia sta acquistando case e terreni. Pian piano la comunità di piccoli agricoltori si sta dissolvendo: uno ad uno accettano i (pochi) denari, vendono e si trasferiscono verso i centri urbani. Si stabiliranno in qualche periferia; lì i soldi finiranno rapidamente; si troveranno senza lavoro - sono contadini - a dover pagare un affitto; finiranno nella miseria e nel degrado di una favelas, con i ragazzi vittime dei trafficanti di droga e le ragazzine avviate alla prostituzione.
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