Sondrio-São Mateus: un'amicizia speciale
- Chiara Speziale
- 5 mag
- Tempo di lettura: 2 min

Un viaggio lungo due giorni per conoscere le ragazze e i ragazzi del Centro Socio-Educativo Ricostruire la Vita, conoscenza fatta da molti abbracci.
Questa è stata la mia straordinaria esperienza della scorsa estate con la mia famiglia e altre dodici persone che fanno parte dell'associazione “A Dança da Vida”, nata vent'anni fa per curare il gemellaggio fra Sondrio e São Mateus, città sorelle.
La calorosa accoglienza, gli abbracci “bem carinhosi” ci hanno fatto subito sentire l'amicizia che negli anni è cresciuta e ha creato una grande rete di solidarietà in entrambi i paesi.
Più di cinquecento bambini di favela, con l'aiuto e l'impegno di educatori ben preparati, hanno frequentato con buoni risultati la scuola dell'obbligo; molti hanno proseguito fino all'università.
Nel Centro si respira un'aria gioiosa: i ragazzi non solo studiano, ma svolgono anche altre attività come la Capoeira e la danza accompagnate dalla musica delle percussioni. Per quest'allegria che viene dallo stare insieme e dall'aiuto reciproco, l'associazione ha scelto il nome di “A Dança da Vida”.
I sorrisi dei bimbi, che al Centro si sentono circondati da tante cure attente e affettuose, si spengono rientrando nelle loro baracche. Me ne sono reso conto andando a visitare le loro famiglie; nei vicoli e nelle abitazioni si avverte un senso di paura, insicurezza e disagio perché molti padri e fratelli sono coinvolti nel traffico di droga.
L'interno delle baracche è angusto e squallido, manca tutto: come si può studiare senza un tavolo, una sedia e un angolo per lasciare libri e quaderni?
Il Centro “Reconstruir” è situato sulla piazza del Porto, dove cinquecento anni fa, cominciarono ad arrivare le navi negriere con il loro carico di schiavi venduti ai grandi proprietari terrieri.
Gli effetti furono devastanti: famiglie barbaramente separate e condannate ai lavori forzati. Ancora oggi si avvertono le conseguenze negative della schiavitù: prendendo consapevolezza delle loro origini culturali, gli afro-brasiliani avvertono la tristezza di non conoscere il loro paese di provenienza; i loro cognomi, assegnati dai padroni, come “Dos Santos, Da Silva, De Jesus...” non sono d'aiuto a risalire l'albero genealogico.
Questa presa di coscienza, emersa durante un incontro molto interessante e partecipato tenuto nel centro culturale “Costancia d'Angola”, da poco aperto sulla piazza del Porto, ha sorpreso e fatto riflettere tutti i presenti.
Siamo tornati in Italia portando con noi la ricchezza e la straordinaria complessità di un Brasile che pochi conoscono.
Per questo è importante che l'associazione entri nelle scuole
tutti gli anni portando un calendario, ricordando il valore prezioso di questo gemellaggio.
Sono contento che la mia scuola contribuisca in modo significativo a sostenere il Centro “Reconstruir a Vida” , senza il quale questi ragazzi non potrebbero studiare.
Ho visto quanto per loro questa amicizia sia importante.
Diego Manuel Milan Racchetti
(II media Torelli)
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