Una “turminha” (gruppetto) di valtellinesi sostenitori del gemellaggio tra Sondrio e São Mateus raggiunge la “città sorella” e osserva, conosce tante persone, impara tante cose.
Il cuore del legame è costituito dal progetto educativo Reconstruir a Vida rivolto a 41 bambini e bambine di età tra i 6 ed i 15 anni, per lo più afrodiscendenti, che provengono dalla favela sorta sulla sponda del fiume Cricaré, da famiglie spesso ricche di dignità e umanità ma povere di diritti e beni. Recostruir è un'opportunità di iniziare a scrivere una storia nuova a partire da tutti i bambini o bambine che vengono accolti, valorizzati nei talenti personali, guidati nelle relazioni di gruppo e aiutati nelle fragilità, mediante attività che seguono in due turni, mattina o pomeriggio, a seconda del turno che frequentano a scuola.
Il Centro è coordinato da Joana: si viene colpiti dalla sua dedizione, pensando alla sua grande responsabilità nell’organizzare tutto quanto, tenendo contemporaneamente conto delle situazioni delle famiglie, e in certa misura delle dinamiche di tutta la favela e del quartiere del Porto.
Dove accade tutto questo? La sede del Centro Reconstruir a Vida è nella posizione più adatta: sulla piazza (luogo bello, affacciato sul fiume, il più denso di storia della città...ma "rimosso" e evitato da molti mateensi), cuore del quartiere del Porto, vicino alle "case" dove vivono i bambini. È in una palazzina coloniale, con spazi contenuti, ma ben definiti, protetti ma sereni, aperti verso l'esterno. Tutto è semplice ma accurato per accogliere: all'ingresso sono affisse le foto dei bambini e parole di valore; la prima sala serve per danze, percussioni, capoeira, incontri; lo spazio sul retro fa da palestra per capriole, judo, rilassamento. Al piano superiore, oltre all'ufficio, si trova la saletta per compiti, giochi da tavolo, arte, pranzo e cena: qui infatti i bambini mangiano (tutto!) insieme, chiacchierando ma senza schiamazzi. Poi c’è un'aula sempre per rinforzo scolastico e colloqui; l’appartamento è completato dai bagni, un cucinino e una veranda.
Su alcune pareti si vedono scritte significative o dipinti fatti con arte, sulle scale colori vivaci, nelle salette arredi semplici a misura di bambini e ragazzi, scaffali con libri, quaderni e giochi. In questi spazi si susseguono le diverse attività: percussioni, danza, capoeira, judo, aiuto ai compiti, dialogo degli adulti coi bambini e tra loro. Ma non si resta sempre lì: i bambini vengono accompagnati anche fuori dal Centro, ad esempio in piscina, oppure ad esibirsi in occasioni di festa, come nel caso del gruppo delle danze popolari, spesso invitato “in trasferta”.
I bambini ci appaiono molto attenti, gentili, vivaci ma tranquilli; spontanei anche con la nostra presenza. Le attività si susseguono con ordine e naturalezza, nessun educatore alza la voce o dà istruzioni: i bambini sanno cosa devono fare, mostrano convinzione-impegno-gioia in ciò che fanno, come chi ha interiorizzato regole e senso. Gli educatori sono comunque molto vicini a loro, con totale disponibilità. In particolare Debora: è sempre presente e guida molte attività, così come Dennys, che insegna ginnastica e si occupa della segreteria. Altri collaboratori a giorni alterni sono Rogerio, per percussioni e capoeira, e la psicologa, Thayanne, che osserva tutto con discrezione e un sorriso, e chi vuole va liberamente a chiacchierare con lei. Insieme a Joana, un team affiatato che scrive con amore ogni giorno questa “storia nuova”.
Angela
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